20/02/15

Contraddizioni e paradossi

Oggi è una giornata in cui sono arrivate varie illuminazioni.
Sembra che questo esilio parigino che mi fa tanto femminista radical chic mi doni continua lucidità.

A volte mi sembra che su facebook si possano condividere solo foto di bambini, matrimoni, gatti e che i discorsi sociali siano limitati alle cerchie di intellettuali - da cui io da sempre rifuggo.

Non capisco perché sia così difficile andare oltre l'invettiva e la polemica, che tanto non cambiano le cose. Pare non ci possa essere ragionamento, ma è comunque un luogo virtuale in cui la maggior parte delle persone passa molto tempo. Eppure ci si dibatte tra promozione dei propri libri, spettacoli, corpi etc etc ... e condivisione di notizie manco fossimo giornalisti dell'ansa.

Oggi ho pensato a molte contraddizioni e tanti paradossi che invadono la mia vita e le persone che mi circondano. E' un discorso annoso ma che bisognerà pur ritirare fuori se si vuole davvero cambiare questa società mica tanto civile (prima di guardare oltre frontiera).

"è e rimane scandaloso che persone che svolgono attività necessarie e fondamentali per l'umana convivenza siano sistematicamente tenute in stato di dipendenza economica, per esempio da quanti commercializzano beni totalmente superflui o vendono stupidissimi talk show o svolgono in qualche ufficio compiti amministrativi perfettamente inutili * [Ina Praetorius, Penelope a Davos]







Nella foto donne meravigliose reclamano la pensione per le casalinghe. ADORO la loro BALDANZA!

E penso proprio che la condivisione di questa baldanza possa generare energia positiva contro i soprusi!

05/02/15

Ispiriamoci dagli alberi

Uno degli aspetti che mi piace di più di Facebook è la possibilità di leggere notizie che ispirino la mia fantasia.
Certo potremmo trovarla in rete, ma a volte ci si perde in quella quantità enorme di notizie e quando il lavoro di ricerca è condiviso dalla comunità di amici - reali e virtuali - che frequentiamo ci si può imbattere in notizie che mai avremmo trovato.

Ecco qui allora la notizia che a Berlino hanno trasformato degli alberi in luoghi da bookcrossing





Mi ha colpito molto la semplicità e insieme l'efficacia di questa idea.
Come a dire possiamo replicarla ovunque.

Voglio aggiungere che un altro gesto bellissimo sarà la possibilità di abbracciare gli alberi che custodiscono i libri perché gli alberi sono fonte di energia pulitissima e a costo zero.

C'è tutto un significato simbolico dell'abbraccio a un determinato albero

Il significato degli alberi secondo i Celti

Betulla: simbolo di rinascita, purificazione, conoscenza e purezza.
Ontano: simbolo di protezione spirituale e potere oracolare.
Salice: richiama gli aspetti lunari e femminili della vita e dell'ispirazione poetica.
Frassino: simbolo iniziazione e rinascita.
Biancospino: simbolo di purezza, viaggi interiori e intuizione.
Quercia: simbolo di potere, energia e sopravvivenza.
Nocciolo: invita alla meditazione, incoraggia saggezza interiore, intuizione, potere di divinazione.
Melo: d'aiuto quando si deve prendere una decisione importante.
Pruno selvatico: utile in caso di azioni forti, di influenze esterne a cui è necessario obbedire.
Sambuco: simbolo di vita e rigenerazione.



30/01/15

Bambole e soldatini

Ieri un mio amico di facebook ha condiviso questa filastrocca di Gianni Rodari




Semplice.
Dovrebbe essere altrettanto efficace.

Mi stupisco sempre quando nel periodo natalizio si fanno una serie di articoli sui giocattoli "di genere".
Perché alle bambine si regalano bambolotti che le educano a fare le madri?
Perché alle bambine si regalano cucine che le educano a fare le casalinghe?
Perché alle bambine si regalano Barbie e altre bambole che impongono loro un modello di bellezza?

Tutto condivisibile, perché imporre a qualcuno un modello è oppressione.

Ma con i bambini a cui si regalano caterve di soldatini come la mettiamo?
Non pensiamo davvero che le guerre fatte per gioco creino in loro un'attitudine alla guerra (reale o simbolica) una volta diventati adulti?

E allora la soluzione sarebbe che anche le bimbe giocassero ai soldatini, correndo il rischio di diventare virili, ma comunque contribuendo al sostegno di questa visione coloniale della vita?

Domina o sarai dominato?

A mio avviso vedo molte più implicazioni negative nell'educare alla guerra piuttosto che alla maternità.

Come ci ricorda Hannah Arendt "libertà non significa rendersi massimamente indipendente da tutto e da tutti, bensì che le creature possano partecipare al gioco del mondo con nuove pratiche, poiché con la loro nascita si è dato inizio a qualcosa si nuovo".

Forse la percezione di sé a partire dalla nascita, con una valorizzazione simbolica e reale della maternità e del nascere in relazione, potrebbe indurci a uno scambio incentrato sulla natività e sulla vitalità che ci accomuna.

Uno scambio capace di esaltare ciò che ci unisce e non quello che separa e che appunto perché separa è in grado di attivare guerre e relative giustificazioni.


17/01/15

Charlie Hebdo (tanto ne parlano tutti)

Bene
E' arrivato il momento che anche io scriva qualcosa rispetto a ciò che è avvenuto a Parigi il 7 gennaio.
Visto che sono proprio qui a Parigi.
Visto che ci ho pensato molto.
Visto che ne parlano tutti e allora perché sottrarsi?

Non farò il riassunto di ciò che è successo, né tantomeno voglio schierarmi pro o contro illuminando chi legge con tesi complottistiche etc etc...
Sono una studiosa e quindi voglio condividere delle letture che possono dare una mano ad acquisire consapevolezza degli interessi in gioco e a ragionare prima di schierarsi senza se e senza ma contro un nemico che può essere anche simbolicamente inventato.

Molto spesso la realtà è più complessa di ciò che vorremmo.
Ci sono interessi di potere in gioco, ma c'è anche la nostra vita. Difendiamola aumentando il sapere e forse saremo in grado di non rifare gli errori di un passato che non è poi così lontano (per noi italiani e per noi europei).

Primo consiglio di lettura: Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo e aggiungo questo video che mi è piaciuto molto per la chiarezza con cui viene spiegato il pensiero di Hannah



E una breve citazione che può invogliare alla lettura Nulla è caratteristico dei movimenti totalitari in genere, e della qualità della fama dei loro capi in specie, come la sorprendente rapidità con cui questi sono dimenticati e la sorprendente disinvoltura con cui sono sostituiti 

Il secondo consiglio è il libro di Eric Hobsbawm e Terence Ranger, L'invenzione della tradizione con anche qui una breve citazione-riassunto Le tradizioni che ci appaiono, o si pretendono antiche, hanno spesso un'origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta. [...] In genere le nazioni moderne, con tutto il loro armamentario (simboli nazionali, nazionalismo, storie nazionali, stato nazionale...) pretendono di essere l'opposto della novità, si dichiarano radicate nell'antichità più remota, non richiedono altro che l'autoaffermazione

L'unico consiglio che mi sento di dare per poter creare una società più egualitaria che tenga conto delle differenze culturali, linguistiche, di usi e costumi, ... è quello di scrollarci di dosso l'etnocentrismo e la superbia di essere chi porta la democrazia nel mondo perché l'ha inventata ...

05/12/14

nude e zitte

Oggi ho visto un video incredibile!
In Inghilterra hanno fatto un esperimento molto interessante: per sei mesi hanno ritagliato tutte le figure - maschili e femminili - presenti sul Sun, il famoso giornale sportivo.

Risultati: di donne sportive non ne esiste neanche una (stando alle immagini)
Le donne sono tutte in posa, gli uomini ritratti mentre vivono
Le donne molto spesso sono nude, gli uomini no

Mi chiedo, cosa succederebbe, a fare un esperimento simile in Italia
Anzi qualcuno lo dovrebbe fare per capire, fatti alla mano, quali sono i messaggi che veicolano i nostri giornali.

Perché l'immagine controlla i nostri pensieri.
E il nostro immaginario stimola atteggiamenti e comportamenti.
E giudizi.
E noi viviamo *anche* in funzione di questi giudizi.

Chi vuole *ancora* le donne nude e zitte?
Chi vuole *ancora* le donne soprammobili e statuine?

Ribelliamoci, noi diamo la vita. Noi siamo vita!

 

02/12/14

L'eterno primo passo

Qualche giorno fa volevo scrivere un post sulle eterne polemiche che hanno accompagnato - nell'ordine - il 25 novembre Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, la polemica sull'astronauta Samantha Cristoforetti e i like al femminicida Cosimo Pagnani. Probabilmente lo farò più avanti, ora mi preme parlare di un problema fondamentale che attanaglia la vita di noi donne: primeggiare. 

Non so se c'avete mai fatto caso, ma le notizie sulle donne hanno spesso questi titoli

"La donna più..."
"La donna meno..."
"La prima donna a..."

Non esistono le donne nella media. Bisogna sempre, per far parlare di sé, eccedere in qualcosa. Bello o brutto non importa. L'importante è l'eccentricità. 

Ti credo poi che si dice *luogo comune pieno di retorica* che le donne non fanno gruppo, non sono veramente amiche. 

La società le vuole sole e fa di tutto per strutturare il loro immaginario in questa direzione. 
Quanti film, libri, testi teatrali sono costruiti su un uomo conteso tra due donne? Le donne non hanno altro legame se non quello con l'uomo. Senza l'uomo pare non possano esistere.  

E invece noi donne abbiamo bisogno di fare gruppo, di sostenerci reciprocamente. Ma anche di costruire e rafforzare una genealogia che ci dia forza. Perché essere la prima può essere gratificante, ma è anche snervante e difficoltoso rifare, ripensare, ridiscutere ciò che è già stato fatto. 

Chiunque prenda il potere in una società cerca nella storia che l'ha preceduto un contatto, un legame che giustifichi appunto la presa del potere. Noi donne invece preferiamo continuare a pensare di "essere state le prime a pensare, a fare"... certo che ci sono le prime a fare qualcosa ma la loro esperienza deve essere poi integrata e, magari superata, ma prima di tutto riconosciuta e fatta agire sopratutto di fronte alle difficoltà che possiamo incontrare. Altrimenti ogni nostro passo in avanti diventerà un passo indietro tra qualche tempo. E non ci sarà accumulo di esperienza e di ragionamento sulle esperienze fatte. 

E' nella genealogia e nel gruppo la nostra forza, nel ricordarci che non siamo sole e che le reti distrutte dal patriarcato si possono sempre ricostruire.  

06/11/14

XII Non Tradirsi

Visto che qualche tempo fa avevo scritto il post XI Non attendere questo nuovo post, proprio perché va nella stessa direzione, ha il numero seguente, il XII.

Ieri ho avuto la mia prima conversazione accademica in francese: lettura critica del testo di Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé (Une chambre à soi) e condivisione sulla base di ciò che viene detto in questo libro di una mia ricerca di qualche anno fa per un convegno su donne e cinema muto in Inghilterra.

Ciò che voglio condividere ora con voi è la sensazione di poter portare le nostre ricerche, il nostro pensiero in ogni contesto anche se ci può essere una difficoltà di comunicazione derivata dalla differenza linguistica (e dalla differenza che l'uso di una lingua piuttosto che di un'altra esercita sul nostro pensiero).

Al posto di preoccuparsi delle differenze linguistiche, dovremmo preoccuparci di un altro aspetto fondamentale nel nostro stare e agire nel mondo: il non tradirsi. Come scriveva giustamente Virginia Woolf "sottomettersi ai decreti dei misuratori è il più servile degli atteggiamenti. Finché desiderate, scrivete ciò che desiderate scrivere questo è tutto ciò che conta. Ma sacrificare un capello della testa della vostra visione, una sfumatura del suo colore, per riguardo a qualche rettore con un vaso d'argento in mano, o a qualche professore con un metro nascosto nella manica, è il più vile tradimento."

Quindi portate avanti le vostre ricerche, i vostri pensieri, i vostri desideri anche se sembrano non essere sostenuti, siate coerenti con voi e qualcosa succederà fuori e dentro di voi! E soprattutto non abbiate paura di condividerli col mondo intero, c'è sempre un modo per far passare le nostre idee e, trovarlo, aiuta a raffinare ciò che stiamo dicendo e, a volte, a migliorarlo!

01/11/14

La paura di essere brutte

Da un paio di giorni vorrei scrivere qualcosa sulla bellezza / bruttezza perché una serie di associazioni mentali si stanno facendo largo nella mia mente.

Tutto è partito dalla visione di questo video che mi ha commossa.
Lizzie Velasquez è nata con una malattia rara che non le permette di acquistare peso ed è considerata così brutta - in un mondo che comunque ha fatto della magrezza un sinonimo di bellezza - da essere stata definita dai suoi compagni di liceo "La donna più butta del mondo".

Allora mi sono messa a guardare le foto profilo delle amiche dei miei cuginetti adolescenti. Ed è un continuo esporsi per ricevere gli agognati "mi piace" sinonimo di popolarità e apprezzamento su Facebook.

Poi mi sono detta "effettivamente lo faccio anche io" perché nasconderlo. Perché continuare a far credere che voglio apparire superiore solo perché ho il doppio della loro età? Perché non ammettere che comunque in ciò che facciamo, diciamo, scriviamo c'è la ricerca di un'approvazione sociale - non di tutta la società, ma di quella che sentiamo più affine, più vicina, più legata a noi?

La risposta a questi miei interrogativi l'ho trovata in un libro che sto leggendo in questi giorni, La donna serpente di Angela Giallongo. C'è un interessante passaggio sull'affinità tra bruttezza e cattiveria che voglio riportare qui: "l'analogia del brutto con il male risale ai Greci". Ecco io credo che questa analogia ce la portiamo dentro da tutti questi secoli e ci orienta nella ricerca di essere considerate belle. E' un discorso che riguarda soprattutto le donne, che solo a un certo punto della Storia sono diventate ideale di bellezza. O meglio alcune donne, quelle che rientrano nel canone di bellezza stabilito dalla società patriarcale in cui vivono.

Per le altre vale ancora l'assioma: bruttezza / cattiveria. E infatti le donne brutte sono innanzitutto invidiose delle donne belle e invidiose di tutto, perché a loro la bellezza è stata negata. l'iconologia di Cesare Ripa riporta questa definizione per l'invidia: "una donna vecchia, brutta, dal corpo asciutto, dagli occhi biechi, scapigliata con serpi al posto del capelli e che di velen colma la lingua, né mai sente piacer alcun se non dell'altrui lutto e che vede l'altrui ben con occhio torto"

L'invidia è vecchia per la lunga, antica, inimicizia con la virtù.
E' magra perché lentamente si macera e si consuma.
Ha serpenti al posto dei capelli per i cattivi pensieri e per il veleno che sparge e semina.

Allora io penso che si debba partire dalla decostruzione di questi stereotipi e di questo legame bruttezza/invidia/cattiveria per poter liberare l'espressione di ognuno di noi. Un buon suggerimento nel frattempo ce lo da la stessa Lizzie nel finale del video quando a proposito delle cattiverie e degli insulti ricevuti dice "Ho usato la loro negatività per accendere la mia passione".

29/10/14

Balliamo?

Ieri ho visto un video bellissimo.

Parla di una bambina che vuole iscriversi a un corso di danza, mentre il papà ha scelto per lei corsi di inglese, informatica, scacchi perché le apriranno un futuro. Mentre il papà le spiega tutto ciò che potrà avere seguendo quei corsi e sacrificando il suo essere bambina risate in sottofondo tipiche da serial americano.

I commenti che ho visto più frequenti che ho letto su facebook fanno riferimento ai bambini e alle bambine. Ma è possibile che non riusciamo a pensare a noi? O almeno alla nostra parte bambina che ancora oggi ci chiede di ballare invece che seguire corsi di perfezionamento, tutorial, indici di borsa etc...

Il video non ci insegna solo a ricordarci dei nostri sogni, ma ci parla dell'integrità di questi sogni. Sacrificarli vuol dire adattarci a una società che ci vuole schiavi, succubi di numeri e norme. Significa non dare importanza alla nostra fantasia, fino a ucciderla.

Abbiamo dei sogni?
Quanto dedichiamo a perseguirli?
Con che energia nutriamo i nostri sogni e le nostre aspirazioni?
A seguire le indicazioni di chi sa sempre cosa è meglio per noi rischiamo di non avere più tempo da dedicarci. Rischiamo di non avere più sogni. Rischiamo di non voler avere più sogni.

E rischiamo soprattutto di perdere la nostra integrità. Di lasciare che qualcun altro decida per noi.
Come potremo cambiare una società che non ci piace?
Dove troveremo la forza?

25/10/14

Une chambre à soi, encore!

Ieri è stato l'anniversario dell'uscita della prima edizione di Una camera tutta per sé di Virginia Woolf 


Da allora è passato tanto tempo, ma cosa è *veramente* cambiato per le donne che scrivono romanzi? Davvero le donne oggi hanno la possibilità di scrivere e di mantenersi scrivendo? Sicuramente per alcune donne si può dire che hanno a disposizione quel po' di soldi e quella camera tutta per sé, condizioni indispensabile per scrivere secondo Virginia Woolf.

Ma tutte le altre?

Come ci ricorda Virginia, infatti, il talento non si concentra solo in chi dispone di canali per poter arrivare a una pubblicazione, ma si può trovare in chiunque. Quindi dobbiamo trovare nuove vie per far ascoltare la nostra voce e non piegarci a quel riflusso di patriarcato che vuole sottomettere la nostra genialità a regole che ci opprimono.

"L'uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna. L'uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna ai più alti livelli" scriveva Carla Lonzi negli anni Settanta.

Porre l'uguaglianza come obiettivo significa assumere una prospettiva limitata e limitante, ma dobbiamo continuare a rivendicare il nostro stare nel mondo e il nostro starci come piace a noi!