25/04/13

Luci e ombre

Una mia amica mi ha appena mandato questa pillola di felicità ...


"La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati
la nostra più grande paura è quella di essere potenti aldilà di ogni misura.
E' la nostra luce, non la nostra oscurità che più ci spaventa.
Agire da piccolo uomo [e da piccola donna] non aiuta il mondo:
non c'è nulla di illuminante nel rinchiudersi in se stessi
così che le persone intorno a noi si sentano insicure.
Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c'è dentro di noi.
Non è solo in alcuni di noi, è in tutti noi.
Se noi lasciamo la nostra luce splendere
inconsciamente diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso.
Appena ci liberiamo della nostra paura
la nostra presenza automaticamente libera gli altri". 

23/04/13

Illusioni

Quante volte ci sentiamo eslcuse

Quante volte ci sentiamo tradite

Quante volte ci sentiamo trattate male

Quante volte pensiamo di ricevere meno di ciò che diamo

Quante volte vorremmo dire qualcosa e poi rinunciamo

Quante volte speriamo che sia l'altra persona a fare il primo passo

e mentre aspettiamo ansiosamente un segno, un gesto, una parola

e questi non arrivano ecco la rabbia, il dolore, la tristezza.

Ci chiediamo perché l'altra persona non sente la stessa esigenza.

Può essere che la senta e non ce la faccia a fare il primo passo.

Può essere che non la senta, almenon non nel mondo in cui noi vorremmo.

Poi magari le strade si dividono.

L'incanto finisce.

La fascinazione cede il passo alla delusione.

E pensiamo a cosa abbiamo vissuto.

Qual è la verità?

Ma c'è una verità?

O c'è un raccontarsi una situazione. Partire dal proprio punto di vista e da lì vedere il mondo.

Incontrare il mondo. E le altre persone.

In questi giorni di difficoltà relazioni mi è tornato in mente questo estratto dal film Istint - Istinto Primordiale


http://youtu.be/iXJSbv9TKxU



che cosa controlliamo davvero noi? Le illusioni.

che cosa ci possono togliere le altre persone? Le illusioni.

Ecco perché dopo il giusto dolore, la giusta rabbia, la giusta tristezza possiamo lasciare andare quelle persone che ci fanno

del male benedicendole per aver portato via l'illusione attraverso cui guardavamo il nostro rapporto con loro.

18/04/13

Seghe mentali

Un paio di anni fa sono stata ad un convegno di filosofia. E' stata per me l'occasione di fare esperimenti sociologici su di loro. D'altronde chi è ricercatrice, ricerca sempre. Ovunque. Non è un lavoro, è un'occupazione. Mi ricordo che ad un pranzo ho chiesto a un ragazzo che avrà avuto venticinque anni perché facesse ricerca su un filosofo misconosciuto del Quattrocento. E lui mi ha risposto: "mi piace". E io: "bene e poi?".

Il piacere è un aspetto fondamentale del fare ricerca ma ci deve essere anche un legame con il presente. Altrimenti la ricerca rimane un esercizio intellettuale sterile. In quel contesto ho compreso il concetto di sega mentale. Che senso ha arrovellarsi il cervello su delle figure, su delle parole, su dei fatti se non hanno attinenza col presente? Che senso ha fare ricerca se non c'è un'applicazione all'oggi, alla nostra vita, al miglioramento delle nostre relazioni?

Questo episodio mi è tornato alla mente durante la lettura di Mary Daly e del suo Quintessenza. A un certo punto Mary fa un attacco al postmodernismo richiamando Virginia Woolf e il problema dello "spreco di tempo / spreco di energia". I testi postmodernitsti sono frequentemente caratterizzati da un'inscrutabilità criptica che richiede un impiego di tempo e di energia non giustificabile in termini femministi. La seducente eleganza di stile e di riflessioni è dis-orientante e attira le femministe in una casa degli specchi senza vie d'uscita, in un drenaggio dell'intelligenza e nel tradimento della loro causa.

Molto più semplicemente le donne biologicamente non posso farsi prendere dalle seghe mentali, per quanto seducenti sono. Se le donne perdono il contatto con la realtà e partono in elucubrazioni mentali assumono la postura patriarcale. Succede sempre. Stamattina per esempio ho seguito i vari commenti su facebook relativi all'elezione del Presidente della Repubblica. A un certo punto mi sono detta: ma non c'erano delle candidate? Perché le mie amiche si stanno schierando per Marini o per Rodotà? Che senso ha? Sia ben chiaro, ma questo lo sapete già, a me non serve una Presidente che si comporti come la maggior parte degli uomini che l'hanno preceduta, a me serve qualcuna che abbia voglia di dare un colpo alla struttura. Nei giorni scorsi sono stati fatti nomi di donne e ora? Si risolve ancora tutto in accordi più o meno palesi tra partiti che escludono la presenza femminile. E le donne? Tutte quelle donne impegnate in politica, tutte quelle donne attive nei partiti, nei movimenti, che fanno? Si allineano? Ci sono solo due possibilità di scelta? C'è solo un pro e un contro che poi alla fine è sempre un contro noi donne?

L'attivismo femminista lavora per purificare le donne dal Coraggio di Vedere Nominare e Agire. Partiamo da qui.

16/04/13

Il principio speranza

Nei giorni scorsi a Torino si è tenuta la biennale della democrazia. Riporto dal catalogo l'ambizione di questo evento “offrire conoscenza sull'evoluzione della società e sui modi di assecondarne lo sviluppo in misura seria e democratica”.

Come ben sa chi ha letto alcuni dei miei post precedenti, non credo molto nel concetto di democrazia. Almeno di quella democrazia concepita nell'antica Grecia che mirava a escludere invece che a includere. E devo dire che in questi incontri un po' di quel retaggio è rimasto: file chilometriche, disorganizzazione eccessiva, forze dell'ordine ovunque.

Il titolo scelto per la biennale 2013 è stato “Utopico. Possibile?” – sempre riporto dal catalogo – “che è emblematico e sintetizza alla perfezione il respiro di speranza con cui ci si interroga sugli orizzonti ideali e sulle sfide che ci attendono in questo passaggio affannoso della modernità”.

Domenica pomeriggio c'è stato un incontro su Ernst Bloch e sul suo libro “Il principio speranza” a cura di Enrico Donaggio. Devo dire che nel complesso mi è piaciuto molto. Bloch scrive questo tomo di duemila pagine in cui descrive le persone come animali utopici: non possiamo non sperare! Ogni nostro gesto viene letto da Bloch come prova generale della felicità, regalandoci una concezione di utopia attiva e performativa. Il problema secondo Bloch è che troppo spesso ci accontentiamo! E che la nostra accontentabilità nel tempo diventa sempre più scandalosa. Il nostro desiderio, che è alla base dei nostri atti e quindi della nostra felicità, si accontenta di troppo poco! Nel nostro mondo di oggi, ogni nostro rapporto con le cose traduce un'eccedenza utopica, cioè “io vorrei qualcosa di più ma mi accontento di comprare un oggetto, nell'acquisto di un oggetto riverso parte della mia energia desiderante”. Il professore conclude con una domanda ardimentosa “Con questa energia dove potremmo andare?”

Uno degli aspetti che mi ha colpito di più nella relazione è stata la mancanza completa di riferimenti di filosofe. Nessuna donna è stata citata come pensatrice. Solo qualche riferimento sessista all'utopia come “dea gelosa” - siamo sempre qui. E allora come non pensare che se nel panorama dei filosofi e dei professori di filosofia entrasse *anche* il pensiero delle donne l'utopico diventerebbe davvero possibile. Non sto dicendo che le filosofe sono ottimiste per natura, ma che in alcuni libri di filosofe possiamo trovare quel pensiero nuovo che diventa guadagno per tutti e per tutte. Significa nominare il mondo al femminile, conquistare per le donne una voce e un pensiero autonomi da quelli maschili per dar vita a una propria immagine del mondo. Non è sempre facile: secoli e secoli di educazione al silenzio fanno sì che difficilmente ancora oggi nelle donne si radichi quell'autorevolezza all'espressione partendo da sé. Fortunatamente ci sono donne che hanno detto prima di noi e ci aiutano nel dire a nostra volta. Riporto anche in questo post qualche riga dal favoloso libro di Mary Daly, Quintessenza:

Il nostro Dolore non è passivo. Non sciupiamo il nostro tempo a deprimerci. Il Dolore si unisce alla Rabbia. Il nostro Lamento diventa invettiva. Sapendo che il Suono é una forza Potente, Suoniamo Forte il nostro Nominare. Nominiamo. Accusiamo. Non ci accontentiamo di sederci in un ritiro in un ashram intonando l'OM. Preferiamo Vagare intonando l'OM. Vagare per le Galassie, specialmente nella Quinta, Ri-Vendicando la nostra Casa. Parlare significa Parlare nell'Essere in Divenire. Con le parole Concreiamo Nuovi Vortici di Forza. Nominando ciò che sappiamo, generiamo Nuova Coscienza Elementale.

11/04/13

Segnali ovvero W il senso unico !!

Stamattina una mia amica mi ha raccontato di una sua (dis)avventura relazionale.
Di come pensava che da una relazione potesse nascere qualcosa di diverso e di come invece l'altra persona sia poi scappata - lei dice - davanti a un'ambiguità dissolta.

Mentre mi raccontava degli incontri con l'altra persona mi chiedevo cosa ci spinge a pensare che una persona possa provare interesse nei nostri confronti.

Cosa rende una carezza, un bacio sulla guancia, un tocco, diverso?
Cosa ci fa credere che una persona provi interesse per noi?
Perché il valore che diamo a determinati gesti cambia in base a chi li fa. I gesti non sono mai oggettivi, ma assumono un piacere diverso se li riceviamo da determinate persone.

Dopo il piacere del gesto, del desiderio, delle aspettative, la mia amica si è scontrata con la dura realtà. L'altra persona si è ritirata, nascosta, sottratta al rapporto. Facile dire che fosse disturbata mentalmente [i problemi più o meno li abbiamo tutte] più difficile superare il rifiuto. 
Partono quindi mille domande: perché ha fatto quel gesto? perché mi ha detto quella parola? era consapevole? c'è un significato nascosto in uno sguardo di sfuggita, un tocco, un sorriso appena accennato? Che senso ha fare quelle battute? c'è un messaggio che dovevo cogliere? un messaggio da decifrare? una risposta da dare? E via con mille paranoie.

Perché nei film, nei libri, nelle soap opera ci sono sempre i silenzi, i sospiri che ci fanno credere che ci sia dell'altro rispetto a ciò che udiamo, vediamo, tocchiamo. E allora ci aspettiamo anche noi un happy ending, un capovolgimento della situazione a nostro favore. Perché se noi sentiamo così forte ciò che c'è con l'altra persona, come può lei rimanere insensibile, sorda, cieca al richiamo dell'amore? Come può farsi annientare dalla paura, dal timore di un rifiuto, dalle difficoltà che potremo incontrare? Come può sottrarsi, tacersi, trattarci con indifferenza o addirittura male?

La mia amica essendo poeta ha sublimato questa esperienza scrivendo alcune poesie contenute nel suo ultimo libro. E alla presentazione io ero seduta vicino alla persona a cui erano dedicate - oggi lo so. Che sensazione può dare essere le destinatarie di parole così profonde?

Giudicate voi ...



M'impongo un assedio lento, discreto.
Trattengo le parole.
Non varco mezzo metro sul divano.

E' febbre il desiderio di lontano.   



Bollettino della sera 

Incredula d'aver già meritato
sì acerbo castigo
ascrivo il tuo silenzio a un viaggio
senza telefonino.

(Ho riletto di Orlando
quando, prima di smarrire il senno, 
che certo Angelica di sé dicesse
col nome di Medoro
finché poté si finse).




Eziologia del fallimento del primo appuntamento

E dire che il tappo era perfetto,
morbido e caldo l'elisir ambrato,
non scelte a caso le paste di meliga
- antiche varietà
di mais in etichetta -
e le ceramiche monregalesi
bianche e blu, comme il faut, dipinte a mano.

Riconosco, però,
ho omesso di scoparti sul divano.

07/04/13

Solitudine e diabete

Qualche settimana fa una mia amica ha ritirato gli esami del diabete.
Glicemia alle stelle.
Visto che siamo ricercatrici abbiamo bisogno di scendere nelle cause profonde del problema. Ne parliamo. Una delle cause potrebbe essere la solitudine.
Oggi dove siamo tutti e tutte interconessi, dove ci basta fare un clic per parlare con l'altra parte del mondo, ci si può sentire soli e sole?

Non voglio fare la retorica di chi dice che è più facile parlare con le interfacce informatiche piuttosto che guardare i bisogni di chi è vicino a noi.  Ogni persona ha le sue motivazioni e la possibilità di fare scelte diverse di comportamento e di azione. Sempre.

Trascrivo invece alcune frasi che ho letto ieri sera nel libro Quintessenza di Mary Daly

"Le Donne Audaci che entrano nel drastico movimento della Diaspora Metamorfica sono Vegliarde che hanno girovagato e Spiraleggiato lungo sentieri Importanti.
Le Vegliarde non hanno paura di essere Sole. Amiamo la solitudine in cui possiamo Girare Vorticosamente. L' "Isolamento" può Ora essere visto come una protezione dal mondo delle chiacchiere inutili e del compromesso - delle infinite bugie - che ci impedivano di Ascoltare.
Nella nostra Solitudine, le Tessitrici Vorticanti d'Infuriano insieme. Ascoltandosi in ciò che Diciamo, gridiamo Nuove Forme di Pensiero, emettiamo Nuove Tempeste di Parole. Parole Magiche / Sapienti scorrono sfondando gli ostacoli che sono stati costruiti per tenerci divise. Non più sottomesse dal sistema cui non siamo mai appartenute, noi Donne Selvagge borbottiamo, ci lamentiamo, schiamazziamo, ringhiamo. Come Furie, separiamo il nostro Essere dallo stato di separazione, soffiamo Fuoco e voliamo nella Libertà".

Chissà se leggere ogni giorno queste righe possa essere un atto psicomagico che fa scendere il valore della solitudine e di conseguenza quello della glicemia ... 

03/04/13

Malattie e guarigione







In molte società sciamaniche

se andate da un uomo o da una donna medicina

lamentando di essere scoraggiati

abbattuti o depressi

vi chiederebbero di rispondere

a una di queste quattro domande:



quando hai smesso di ballare?

quando hai smesso di cantare?

quando hai smesso di essere incantato/a dai racconti?

quando hai smesso di trovare conforto nel dolce territorio del silenzio?


[Gabrielle Roth]

Parole parole parole ...


Ci sono alcune parole che andrebbero cancellate dal vocabolario delle relazioni personali.

Mai e sempre sono due termini che dovrebbero scomparire all'istante.

Quante volte abbiamo detto a una persona "non voglio vederti mai più".

Quante volte abbiamo detto "non cambierò mai idea su di te".

Quante volte abbiamo ripetuto che il nostro rapporto sarebbe durato "per sempre".

Quante volte abbiamo sperato che quella persona ci fosse sempre per noi.

Il mai e il sempre non tengono conto della vita. Delle sue morti e delle sue rinascite. Sono come anti-biotici. Contro la vita. Che è cambiamento. Sempre e comunque. Anche quando vogliamo che le situazioni, i rapporti, rimangano costanti.

Ma le relazioni mutano, perché mutano le persone. Non è detto che mutino sempre nella direzione da noi sperata. Anche se sono profondamente convinta che l'universo trami sempre a nostro favore. A volte è difficile accettare che un rapporto che prima ci dava tanta gioia ora sia fonte di sofferenza. E' difficile accettare che le persone ci abbandonino, che non si accorgano del riguardo e della grazia che mostriamo nei loro confronti. Può durare un momento, qualcosa in più, o addirittura diventare una scelta definitiva.

Accetteremo più facilmente le screpolature sentimentali, per usare un'espressione che ho letto qualche tempo, se ricordiamo che "... l'amore nella sua forma più piena è un susseguirsi di morti e rinascite. Muore la passione e rinasce. Il dolore viene scacciato e rispunta da un'altra parte. Amare significa abbracciare e nel contempo sopportare molte molte fini, e molti molti inizi, il tutto nella stessa relazione". (Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi)