24/02/13

Vogliamo il pane ma anche le rose


 

"Come i corpi, anche le anime

possono morire di fame, 

per questo vogliamo il pane,

ma vogliamo anche le rose",

Operaie tessili - Massachussetts - Usa - 1912

 
 



Non si dovrebbe mai dimenticare, 

se solo fosse possibile,

che in realtà capita di tutto,

anche il meglio del meglio.

[Via Dogana n.83, Luisa Muraro] 




Quanto ne siamo veramente consapevoli nelle nostre azioni, nei nostri pensieri, nei nostri desideri?
Quanto desideriamo qualcosa di più rispetto al "minimo sindacale"?
Quanto forti sono i nostri desideri?
Quanto riusciamo a ragionare al contrario, fare scommesse, provare a cambiare ciò che non ci piace nella nostra vita? 

Sono domande da farsi ... ogni tanto ...  

17/02/13

63 anni di Nakba - ovvero si può vivere così?

Sono stanca del Muro.

Sono stanca dei checkpoint che separano le città della Palestina.

Sono stanca dei coloni e degli insediamenti illegali israeliani.

Sono stanca di vedere scritte in lingua ebraica sul mio documento.

Sono stanca del fatto che le persono non conoscono niente della nostra storia; mentre sanno così tanto della storia ebraica.

Sono stanca delle persone che ignorano il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, mentre accettano la "legge del ritorno" per gli ebrei.

Sono stanca dell'Accordo di Oslo, ce nessuno qui desiderava.

Sono stanca del fatto che l'Autorità Palestinese non abbia nessuna autorità.

Sono stanca di vedere mio padre umiliato ai check point, da persone della mia stessa età o anche più giovani.

Sono stanca del fatto che i miei amici internazionali debbano mentire quando vengono a farmi visita; che debbano essere interrogati e perquisiti, e a volte deportati.

Sono stanca delle persone che non capiscono che cosa significhi OCCUPAZIONE.

Sono stanca di avere paura.

Sono stanca della "sindrome da stress post-traumatico", divenuta uno status normale per coloro che vivono in Palestina.

Sono stanca della legislazione umanitaria internazionale che non vale per lo stato di Israele.

Sono stanca di come venga sempre etichettato come "antisemita" chi lorra per i diritti dei Palestinesi, o di chi critica la politica di Israele.

Sono stanca del fatto che nessuno ricordi che io anche io sono una semita.

Sono stanca di sentire gli Israeliani lamentarsi per la discriminazione, quando lo stato di Israele è fondato su un principio di purezza etnica.

Sono stanca di vivere in un tempo in cui la discriminazione razziale viene accettata.

Sono stanca di essere costantemente trattata come un sospetto, di come i media mainstream parlino di noi e della nostra condizione.

Sono stanca del fatto che il mondo intero si preoccupi per Gilad Shalit, quando ci sono oltre settemila palestinesi dentro le prigioni israeliane.

Sono stanca di dover difendere me, i miei amici, i contadini della mia tessa e di venire per questo etichettata come terrorista.

Sono stanca del fatto che ovunque io vada vedo il Muro, un insediamento o soldati israeliani.

Sono stanca di 63 anni di occupazione israeliana.

[Aprile 2011 - traduzione dall'arabo - anonima]



 Potremmo noi mai vivere in questo modo?


Cosa faremmo se fossimo costrette a una vita che giorno dopo giorno procede in questo modo?





 

15/02/13

Il corpo sa tutto [o di certo molto più di noi]


In questi giorni non sto molto bene. Fisicamente e psicologicamente.
Una mia cara amica è in ospedale. Un'operazione difficile, una ripresa che si preannuncia difficoltosa e non così lineare come ci si aspettava o si sperava.
L'altro giorno sono stata a trovarla in ospedale. Ciò che mi è rimasto più addosso è stata la sensazione di fragilità.
Ed è come se la sua fragilità abbia fatto emergere la mia. Non posso dire che c'è un problema in particolare che mi fa star male in questo periodo, ma è tutto un insieme di situazioni – sociali, relazionali, lavorative – che cerco di tenere sotto controllo e che poi ogni tanto esplodono.

Probabilmente il mio corpo vedendo l'estrema fragilità del corpo della mia amica ha capito che era il momento di inviarmi dei segnali. Così voglio dare un altro significato alle quelle che spesso sono catalogate come “malattie di stagione”. Perché sì certo chi non ha avuto un semplice raffreddore in questi mesi? Chi non si sente un po' stanca, debilitata, infreddolita, in questo periodo? Chi non avrebbe voglia di andare lontano, di staccare la spina, di rendersi invisibile per un po'? Chi non ha mai sofferto per una persona che non ti concede/dona le attenzioni che vorresti?

Ciò che mi fa riflettere in modo diverso, che mi spinge a cercare una risposta più profonda al malessere di questi giorni è che il raffreddore si accompagna a episodi di epistassi. Ho deciso quindi di cercare il significato simbolico della perdita di sangue dal naso.

Partiamo dal presupposto che ci sia una correlazione tra il sintomo e la causa profonda di una malattia e che la possibilità di arrivare a queste cause profonde possa dare il via ad un vero e proprio processo di autoguarigione. In questo caso non è molto importante la gravità della malattia, ma capire quanto il nostro corpo sia un alleato, uno specchio, che ci rimanda all'esterno le nostre emozioni interiori – nascoste, temute, profonde.

Un altro presupposto fondamentale ci allontana dall'idea moderna del corpo come macchina: ogni parte, ogni organo del corpo umano hanno un ruolo preciso nel mantenimento, nell’adattamento e nella protezione dell’intero organismo.
Conoscendo la simbologia del corpo siamo in grado di decifrare meglio le manifestazioni di squilibrio. In uno dei possibili significati simbolici il naso rappresenta il fiuto. E fin qui ci sta – quante volte associamo il naso al fiuto – quando si parla di cani, per esempio, è naturale.
Vado avanti. Si parla di difficoltà a respirare attraverso il naso. Le mie sono difficoltà occasionali: legate al fatto di chiedersi se siamo perfetti – non possiamo sopportare l'odore delle nostre mancanze, delle nostre incompetenze, perché temiamo la critica o il rifiuto.
In questi giorni non ho solo difficoltà a respirare, ma un vero e proprio raffreddore. Il raffreddore può essere la manifestazione di una grande stanchezza che ci obbliga a un periodo di riposo, ma può essere anche associato a confusione di pensiero: non si sa più dove sbattere la testa. La cosa può riguardare il nostro lavoro, può darsi che ci chiediamo: ce la farò a vivere con questo lavoro? Non sarebbe meglio che lo lasciassi? È il momento buono? Non sarà proprio questa, la soluzione? Tutto è confuso, non sappiamo che pesci prendere.
Direi che ci siamo.
Aggiungiamo l'epistassi. Il sanguinamento dal naso rappresenta una perdita di gioia nella nostra vita perché non ci sentiamo accettati così come siamo. Nel mio sangue, il sangue esce esclusivamente dalla narice destra, che per una destrimane, riguarda la dimensione affettiva, legata al fatto di non sentirsi desiderati o abbastanza amati. [per i mancini è il contrario]
Leggo queste righe. Ci rido. Poi ci penso. Effettivamente non mi sembra molto lontana dalla situazione che sto vivendo, dai pensieri che faccio. Spero almeno di aver innescato il processo di autoguarigione.



12/02/13

Iniziare bene la giornata ...

... con un bacino sulla fronte!!!





è meraviglioso!
è dolce!
è inaspettato!
non è scontato!

buona giornata dunque !!! 

10/02/13

La solidarietà femminile, un tesoro culturale e politico

Siamo in tempo di elezioni ... ma dai? mica ce ne eravamo accorte ... non si può più guardare la televisione, camminare per le città, interagire su facebook o altri siti senza essere investite da un inquinamento visivo e uditivo di candidati e candidate che richiedono la nostra attenzione per avere il nostro voto. 

Una delle novità di queste elezioni sono **** le donne **** 
Ci rendiamo conto? Più della metà della popolazione è considerata una novità il che la dice lunga sull'attenzione che il potere politico pone alla società di cui dovrebbe essere espressione. 

Sappiamo già che cosa penso rispetto ai partiti politici - vedete il post sul manifesto di Simone Weil e la soppressione dei partiti politici, appunto - tuttavia visto che mi pare lontana questa possibilità - e non basta cambiare i nomi per cambiare la sostanza delle cose [quindi per me anche i movimenti, collettivi, etc etc sono sostanzialmente partiti perché replicano la struttura piramidale del potere]. Il mio contributo attivo sarà quindi quello di dare qualche indicazione alle donne e agli uomini per cambiare il modo in cui gestiscono il Potere 


Le donne credono che ascoltare e sostenere l'altra persona sia uno dei modi fondamentali attraverso cui si manifesta l'amore. Sentono che in un rapporto personale è fuori luogo essere competitive, distanti o emotivamente non in sintonia. La capacità di osservazione e di ascolto dei sentimenti interiori degli altri è una risorsa culturale enorme. I rapporti interattivi, che si fondano su tali capacità, rappresentano un buon modello per tutte le relazioni e anche per le istituzioni politiche e sociali;tuttavia si tratta di abilità potenzialmente pericolose per le donne in un rapporto personale non paritario in cui i loro bisogni emotivi non vengano appagati, per esempio quando un uomo fa il divo e la donna viene relegata a un ruolo secondario. 

La disponibilità femminile è stata tanto ridicolizzata che oggi, purtroppo, molte donne cercano di reprimere questa e altre qualità a causa della grande pressione esercitata dalla società. Si pensi a situazioni come quelle che si verificano, per esempio, nel mondo del lavoro, dove si chiede loro di assumere un comportamento "più maschile" di "controllare i propri sentimenti", di "non parlare troppo", cioè di essere "assertive" per usare una parola oggi in voga. 

Non staremmo tutti molto peggio se le donne non mettessero più a disposizione le loro qualità relazionali, quali la capacità di essere premurose, di sostenere l'altra persona e di prendersene cura, di giocare ad essere "lievi"?Invece di ridicolizzarle, la società dovrebbe apprezzarle. Gli uomini dovrebbero imparare a essere più affettuosi, a divertirsi di più e ad essere più aperti, più muliebri, meno rigidi e ipnotizzati dalla competizione maschile.

[Shere Hite - La solidarietà femminile, un tesoro culturale]

08/02/13

Tocchiamoci [sempre a proposito del contatto fisico]

CHE TIPO DI CONTATTO FISICO PIACE ALLE DONNE?

DORMIRE INSIEME

"Il mio amante e io stiamo molto vicini fisicamente anche se non abbiamo rapporti molto spesso. Dormiamo nudi e abbracciati tutte le notti, facciamo la doccia insieme, ci baciamo, ci abbracciamo,ci accarezziamo, ci tocchiamo, ci morsichiamo sempre."

"Mi piace molto toccarci,dormire vicini e svegliarci la mattina dopo ancora insieme. Uniti. Ho dormito in questo modo con due miei grandi amici, ed è stato meraviglioso."

"Le carezzze sono molto importanti. Dormo rannicchiata insieme alla mia migliore amica e lo facciamo da sei anni, anche se non abbiamo alcun rapporto sessuale(per decisione sua non mia)."

"Adoro abbracciare e toccare completamente una persona. Adoro rannicchiarci insieme a letto schiena contro torace. Mi piace moltissimo dormire con la mia bambina, stringerci, strofinarle la schiena o farmela strofinare da lei."

STRINGERSI FORTE

"Stare sdraiati ben stretti dà una sensazione meravigliosa-una specie di abbraccio di tutto il corpo. Mi piace stare sdraiati in questa posizione con i due corpi che si toccano tutti."

"La mia migliore esperienza sessuale è stata un lungo abbraccio con un ragazzo della mia età (ho sedici anni) con molto calore. Non è stata una cosa tanto sessuale,quanto un'espressione di grande felicità."

"E' bello stare nudi insieme,il contatto completo,dalla testa alla punta dei piedi!"

"L'abbraccio che coinvolge tutto il corpo per me è molto importante. E' bello stare nuda distesa contro il corpo nudo del mio compagno - mi piace soprattutto avere tutta la parte davanti del mio corpo contro la sua."

"Mi piacerebbe stare nuda insieme con la mia amica anche lei nuda. Potremmo stare distese l'una contro l'altra e schiacciarci forte."

BACIARSI

"Tonnellate di baci sono le cose che piacciono a me."

"Baciarsi e guardarsi negli occhi,strofinare il viso contro il suo viso. Molte carezze su tutto il corpo -fianchi, schiena, stomaco, gambe, vulva, vagina, clitoride. Comunicazione verbale."

"Una volta il mio amante mi ha detto che voleva passare tutta una giornata a farmi quello che normalmente avrei fatto io - da quando mi alzavo a quando sarei andata a letto. Incominciò a lavarmi i denti e la faccia e poi a spazzolarmi i capelli e a vestirmi. Un'esperienza meravigliosa,non la dimenticherò mai per tutta la vita. Non ho mai passato momenti così intimi con un essere umano in vita mia,e adesso stiamo ancora insieme. Mettiamo le dita e la lingua in tutti i posti del corpo dell'altro e cerchiamo di stare fisicamente più vicini che possiamo. E' un compagno meraviglioso."

"Le esperienze migliori della mia vita sono state quelle sessuali, erotiche, ma non genitali; sono attimi di sguardi, di comprensione segreta, istantanea, "cosmica", con le persone che ho amato..."



SHERE HITE -Il Primo Rapporto Hite,un'inchiesta sulla sessualità femminile



In questo periodo mi chiedo sempre più frequentemente quanto siamo libere e liberi di vivere il contatto fisico con le altre persone, quanto ce lo permettiamo, quanto finiamo per aderire alla norma, ai comportamenti normati e soprattutto quanto liberando questa energia, questo amore, tantissimi malesseri potrebbero essere curati senza quella valangata di sostanze chimiche che ingeriamo ogni giorno per star bene, star male, dimagrire, ingrassare, piangere, ridere, vivere e sopravvivere

02/02/13

IO SONO BUONO / IO SONO BUONA

Oggi ho letto questa bellissima usanza Masai - probabilmente un'usanza condivisa da altri popoli


Quando qualcuno fa qualcosa di offensivo e sbagliato,
si porta la persona al centro della città,
e tutta la tribù viene e lo circonda.
Per due giorni ricorderanno a questa persona ogni cosa buona che abbia mai fatto durante la sua vita.

La tribù è convinta che ogni essere umano viene al mondo come buono
con la volontà di vivere di amore, pace e felicità,
ma a volte é nella ricerca di quelle cose che le persone commettono errori.

La comunità vede questi misfatti come un grido di aiuto.

Rimangono uniti per il bene del loro compagno o della loro compagna,

per tenere su il suo morale,
e dare il tempo di riconnettersi con la sua vera natura,

per ricordare chi è veramente,
fino a che non ricorda pienamente la verità
da cui era stato temporaneamente scollegato:

"IO SONO BUONO."

"IO SONO BUONA".


Saremmo / siamo / saremo mai in grado di fare così anche noi nella nostra società?
Quanto riusciamo a vedere ancora di buono nelle persone che non si comportano secondo le nostre aspettative?

C'è da riflettere, e molto, sulle nostre pratiche di correzione dei comportamenti devianti.