24/08/13

Kintsugi o dell'arte di recuperare migliorando

Quando ero adolescente m'è capitato molto spesso di dire a delle persone "non parlarmi più per tutta la vita!" senza avere la minima idea che una vita è fatta di ore, giorni, settimane, mesi e anni. E in questo lasso di tempo le cose cambiano, i rapporti si rivedono, le situazioni si fanno e di disfano.

E' incredibile come nell'adolescenza si ha questo senso totale dell'assoluto, un'arroganza mista a ingenuità che ci permette di utilizzare termini come *mai* e *sempre*

Oggi quando litigo con qualcuno/a, quando litigo anche ferocemente, non riesco a essere così netta. C'è un senso di compassione, chiamiamolo così, che non mi permette di affondare completmente parole e gesti non preoccupandomi dei sentimenti dell'altra persona. Non so se sia meglio o peggio ma è così. Penso a chi vuole bene a questa persona, all'armonia del mondo, al karma e mi fermo.

Ma c'è una linea sottile tra il subire e il difendersi. E cerco di stare molto attenta a non oltrepassarla.
Per esempio in questo periodo ho un rapporto burrascoso con una persona che non riesco proprio a gestire. Pare che ogni cosa che faccio non vada bene e questo mi genera sofferenza. Mi genera sofferenza soprattutto il non vederci chiaro in questo rapporto perché l'altra persona sfugge, si sottrae ad un confronto.

Mi chiedo dopo mesi di tentativi è ora di chiudere, di lasciarsi tutto alle spalle, di accettare un non rapporto (che ha pure il retrogusto di sconfitta per il mio orgoglio) o di provare ancora, di lasciare degli spazi che l'altra persona possa*voglia riempire. Di lasciare il tempo necessario. Anche se non è coordinato con il mio. Lasciare che siano i suoi modi e non i miei a essere agiti ...

Insomma come al solito mille dubbi quando ci si ferma a pensare, poi ieri su facebook mi imbatto in un post che parla di Kintsugi ossia una tecnica giapponese usata nella riparazione degli oggetti.  




Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.



Effettivamente gli oggetti di queste foto sono veramente *più* belli. L'oro che ha riempito le crepe conferisce un senso di luminosità fantastico che li rende ancora più belli e sicuramente più preziosi. Ma anche per i rapporti umani può essere così? 



Davvero c'è sempre la possibilità di riempire le distanze - anche quelle che ci sembrano incolmabili con dell'oro?
Davvero abbiamo sempre a disposizione tanto oro quanto ne abbiamo bisogno? 



7 commenti:

Giuseppe Iacobaci ha detto...


Nella metafora (se proprio vogliamo farne una metafora) l'oro segna per sempre il punto della frattura di un oggetto che era intero e perfetto, facendo del dolore un pregio. Come Magnani, che rimproverava i truccatori: "Non togliermi le rughe, ci ho messo una vita a farmele!"
Il tuo kintsugi puoi praticarlo sulla tua vita, su di te e sulle tue ferite, non su un rapporto, nel quale hai in mano solo uno dei pezzi. A meno che l'altro non prenda in mano la sua parte e non decida di volerci mettere la sua parte di oro.

Giuseppe Iacobaci ha detto...


Nella metafora (se proprio vogliamo farne una metafora) l'oro segna per sempre il punto della frattura di un oggetto che era intero e perfetto, facendo del dolore un pregio. Come Magnani, che rimproverava i truccatori: "Non togliermi le rughe, ci ho messo una vita a farmele!"
Il tuo kintsugi puoi praticarlo sulla tua vita, su di te e sulle tue ferite, non su un rapporto, nel quale hai in mano solo uno dei pezzi. A meno che l'altro non prenda in mano la sua parte e non decida di volerci mettere la sua parte di oro.

Anonimo ha detto...

É una bella domanda che, in questo momento, mi tocca particolarmente.
Ma l'oro, mi chiedo, non dovrebbe venire da tutte e due le parti?
Se un pezzo non vuole riattaccarsi puoi metterci anche tutto l'oro di cui disponi, ma quello non si riattaccherà.
Con la conseguenza di lasciarti senza oro.
Forse, a volte, é necessario tenere per sè quel poco di oro che si riesce a fabbricare.

MadMath ha detto...

come matematico taoista posso dire sì, a patto di assumerci le responsabilità delle azioni future che ancora non abbiamo commesso. Una contraddizione in termini per certi occidentali che guardano la frattura senza pensare all'oro che la rimargina ^^

Aurora Leigh ha detto...

forse vi siete risposti un po' già tra voi :) la mia riflessione era diretta a un'amica e altre persone che pensano che quando qualcosa si rome *anche i rapporti* non ci sia più niente da fare. Poi dipende molto dalle persone, dal momento della vita che stanno vivendo e dai loro desideri per me

Anonimo ha detto...

Trasportare l'arte del kintsugi nella vita quotidiana di ognuno di noi significa essenzialmente abbandonare l'idea che le rotture,le ferite e quindi le sofferenze siano colpa di qualcuno. questi eventi fanno parte della vita, anzi sono segno di vita.ciò che è importante è il ritrovarsi migliore di prima a volte più forte. la vita è rottura e ricomposizione.

Anonimo ha detto...

La vita è una rottura, sono d'accordo...yawn