03/10/12

educazione relazionale o "il piacere è mio e me lo voglio gestire io"


Lo scorso weekend sono stata a Livorno per la seconda edizione del feminist blog camp. Gli incontri dei tre giorni mi hanno aperto ancora di più gli occhi sulla potenzialità del web e dei blog, mi hanno fatto conoscere nuovi orizzonti (come l'antispecismo) e soprattutto incontrare alcuni uomini che lavorano su loro stessi e con altri (uomini e donne) per una società non sessista. Uomini che riconoscono come l'oppressione femminile sia da rimuovere per una società più libera e felice, dove tutti e tutte si possano esprime liberamente.

Per ora rimane un'intuizione da sviluppare, ma mi riprometto di lavorare sul piacere e sulle relazioni. Sempre più spesso ritorna l'idea di introdurre l'educazione sessuale nelle scuole. Ho tuttavia l'impressione che con educazione sessuale ci si fermi ai metodi contraccettivi, alle malattie sessualmente trasmissibili, forse a discorsi sull'interruzione volontaria di gravidanza. Che sono importanti, ma non inclusivi (soprattutto per il genere maschile).

Preferirei, quindi, parlare di educazione relazionale. Perché se è vero che fin dall'infanzia veniamo educati ed educate ai ruoli (vedi Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti) è altrettanto vero che un'educazione relazionale attenta al rispetto dei generi può essere di grande aiuto nel costruire relazioni soddisfacenti per entrambi.

A questo proposito voglio riportare alcune righe di un volantino che ho trovato a Livorno.

“Il responsabile della oppressione delle donne e delle violenze sessuali che subiscono non è l'esistenza della libido maschile ma proprio la legittimazione che dà la società alla sua espressione. Esiste l'approccio comune che il maschio possiede un desiderio innato troppo forte, simile alle altre esigenze corporee come mangiare e bere. Questo approccio vede il desiderio maschile come attivo. A differenza del desiderio femminile, che va percepito come debole e passivo. Secondo questo approccio, visto che gli uomini hanno un desiderio sessuale forte che “deve essere soddisfatto”, è solo naturale (e quindi anche legittimo) che lo esprimano e cerchino di sfogarsi, anche se questo significa fare del male alle donne – dopo tutto non si può fermare un bisogno del corpo. Da questo derivano fenomeni sociali come l'oggettificazione delle donne, molestie sessuali, la voglia di possedere molte donne, il consumo di sesso e/o pornografia, ecc...”

Non è molto più gratificante abbandonare l'opposizione tra desiderio attivo maschile e desiderio passivo femminile per dare vita a relazioni basate sul rispetto delle due persone come soggetti? Soggetti che hanno desideri differenti e che li giocano insieme attivamente nel loro rapporto?

3 commenti:

Minerva ha detto...

Sì, è più gratificante e ben più 'sano' (per le persone e per la società). Brava Aurora!

Enzo Valeri Peruta ha detto...

Condivido pienamente quanto da lei scritto.
Sono referente del gruppo teatrale LA PULCE di Bergamo e da sei anni presentiamo in tutta Italia uno spettacolo di educazione all'affettività rivolto ai ragazzi.
Mi piacerebbe poterle inviare del materiale.
Come posso fare?
Grazie

Enzo
338.5713460

Aurora Leigh ha detto...

Enzo scusi il ritardo ma non mi ricordo di guardare il blog tutti i giorni ... cmq io sono originaria di bergamo anche se vivo a torino quindi possiamo agilmente passarci il materiale - a cui sono molto interessata!!! la chiamo in settimana!!! grazie ancora :)