Il 1 dicembre 1955, la sarta e attivista per i diritti degli afroamericani Rosa Parks decide di non cedere il posto in cui si era seduta - su un autobus che la riportava verso casa dopo una lunga giornata di lavoro - a un "bianco" come la legge dell'Alabama prescriveva.
Il suo atto di Coraggio Oltraggioso fu di ispirazione per il boicottaggio degli autobus e fu uno snodo importate al processo di rivendicazione dei diritti da parte degli afroamericani.
Ciò su cui voglio porre attenzione è il dialogo tra Rosa Parks e il poliziotto che l'arrestò. Al poliziotto Rosa chiese "perché mi stai arrestando? Io sono salita sul bus per tornare a casa, non per essere arrestata" e lui risposte "non lo so, ma la legge è la legge e tu sei in arresto".
Ai miei occhi e al mio cuore chi si rende complice di una legge ingiusta è molto più colpevole di chi la infrange.
Oggi ripensando all'episodio di Rosa Parks la maggior parte delle persone potrebbe dire che non è più possibile che ci siano leggi così escludenti, che i diritti sono garantiti, eppure quante sono le leggi (in)giuste di cui siamo complici? Quanto ci ribelliamo alle leggi ingiuste? Come lo facciamo? Siamo in grado di riconoscere le ingiustizie di cui siamo vittime o sono vittime altre persone? Io me lo chiedo.
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