Qualche giorno fa ho trovato questa fotografia sulla bacheca facebook di mio cugino (commercialista).
Si tratta di un elenco delle scadenze che un commercialista deve rispettare e che pre-determinano il proprio lavoro. Risale al 2010, ma penso che i dati siano attuali e sicuramente inferiori rispetto a oggi.
Certo a vedere che c'è una scadenza ogni paio d'ore circa - anche se molte scadenze sono lo stesso giorno e si ripetono ogni mese - scatta un'adesione di pancia ai commercialisti e alla loro vita immersa nelle scadenze.
Tuttavia, quando ho visto questa foto ho pensato alla perversione della burocrazia e a un carnefice (il commercialista) che si trasforma in vittima del sistema che l'ha creato. La figura del commercialista, infatti, nasce nelle democrazie moderne come categoria che fa applicare le leggi fiscali elaborate dallo Stato. E' un libero professionista, un privato, ma nello stesso tempo assume un ruolo para-statale, anello di congiunzione tra lo Stato e i cittadini.
La conoscenza del sistema fiscale lo pone in una posizione all'apice della gerarchia sociale, ma non lo esclude dall'eccessiva burocratizzazione delle nostre vite e, anzi, per rimanere nel gioco deve continuamente aggiornarsi e stare nel sistema.
Spero che questa esasperazione del lavoro, aiuti l'Ordine dei commercialisti e chi esercita questa professione a ragionare sulle condizioni del proprio lavoro, sui principi che animano la professione esercitata per contribuire a creare una società in cui la burocratizzazione della vita sia limitata ai minimi termini.
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