16/03/12

Inventiamo il mondo


Da oggi pomeriggio e fino a domenica sera Torino ospiterà un convegno internazionale che già dal titolo Culture indigene di pace. Donne e uomini oltre il conflitto apre alla conoscenza di un mondo in cui la gestione del conflitto trova soluzioni alternative alla violenza

http://www.associazionelaima.it/

Una delle organizzatrici è una mia cara amica e mi ha chiesto di partecipare portando i saluti di una delle istituzioni che hanno patrocinato il convegno. E' la prima volta che faccio un'esperienza del genere, ossia parlare per conto delle istituzioni. Non volendo essere noiosa e decidendo di rispettare rigorosamente il termine dei dieci minuti ho preparato questo testo che voglio condividere con voi ...


Buongiorno a tutte e a tutti
anch'io vi porto i saluti della Commissione per la realizzazione delle Pari Opportunità Donna-Uomo della Regione Piemonte.
Ringrazio l'associazione Laima – Morena, Sarah e Monica – per averci chiesto di essere presenti in questa occasione che voglio sottolinearlo è un convegno internazionale organizzato interamente dal basso. Ho scelto quindi di condividere con voi queste riflessioni che mi pare vadano nella stessa direzione scelta dalle organizzatrici e realizzata da tutti e tutte noi qui presenti.

         Vi voglio prima dire quali sono a mio avviso i motivi che rendono fondamentale la presenza della Commissione: sempre più spesso alla televisione e sui giornali ci dicono che “la Democrazia è in pericolo”. Al concetto di democrazia nel nostro immaginario viene legato quello di libertà. Perché il contrario della democrazia è la dittatura sistema in cui le libertà sono per definizione annullate. Ma di quale democrazia stiamo parlando? Recentemente ho letto un libro di una teologa svizzera Ina Preaotirus – che mi fa piacere citare in questa occasione – per la quale non è trascurabile che la concezione occidentale di libertà sia nata in una società che non riconosceva la piena appartenenza al genere umano a molte categorie di persone, tra cui donne, schiave e schiavi. L'antica Grecia nel momento in cui ha stabilito la gerarchia dei rapporti tra sfere superiori, libere, e sfere inferiori, dipendenti, ha posto le fondamenta per un'interpretazione illusoria della libertà che tuttora ci accompagna producendo effetti distorti nella nostra società e nel rapporto tra uomini e donne. La definizione di superiore e inferiore nasconde l'origine di un vittorioso e di un vinto. In questo senso l'uguaglianza è quanto si offre ai colonizzati sul piano delle leggi e dei diritti. L'uguaglianza è il principio in base al quale l'egemone continua a condizionare il non egemone come ha scritto negli anni 70 Carla Lonzi.

         Le commissioni Pari Opportunità sono state pensate come luoghi di democrazia per rimuovere gli ostacoli che di fatto costituiscono discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle donne. Una delle funzioni della Commissione è la promozione di occasioni di confronto culturale sulla condizione femminile e sull'immagine della donna, contribuendo alla elaborazione di comportamenti differenti. Se infatti c'è uno stare tra donne basato sulla tradizionale complicità e solidarietà femminile, sempre più frequenti sono le situazioni in cui le donne si trovano in un mondo che è stato disegnato dagli uomini e in cui la loro presenza non era prevista e rischia di non essere percepita come portatrice di una differenza in grado di creare un altro ordine di rapporti.

         Come si può organizzare una società in cui ogni persona sia al tempo stesso libera e dipendente, serva e sia servita, definisca e sia definita, agisca in molteplici processi di scambio? Ecco allora che questo convegno può essere l'occasione in cui tali pratiche vengono fatte conoscere aiutandoci a modificare il nostro immaginario legato al concetto di potere e di giustizia. Farsi giustizia è un'espressione che nella nostra società occidentale indica una ricerca di giustizia personale e privata, perciò riprovevole. La rivolta femminista, oltrepassando il confine pubblico/privato, ci esorta a cominciare ad agire nella realtà con criteri, misure, valori indipendenti da quelli dominanti. Cominciare a fare giustizia senza affidarsi a tribunali e leggi valorizza la propria autorità in quanto forza simbolica che può contrastare la paura del potere. La rivoluzione che conta è quella che avviene nell'immaginazione e da tale rivoluzione scaturiranno altri cambiamenti. Tutte le trasformazioni hanno in comune il fatto di avere inizio nell'immaginazione e nella speranza. Sperare è puntare sul futuro, sui propri desideri. Speranza significa che un altro mondo potrebbe essere possibile, non promesso, non garantito. La speranza richiede quindi azione: tutto può accadere e tutto dipende dal nostro agire o dalla nostra mancanza di azione. La speranza è un atto di sfida che abbraccia l'essenziale inconoscibilità del mondo, le rotture con il presente, le sorprese. È vero che negli ultimi decenni lo stato del mondo è peggiorato in modo drammatico se lo misuriamo sul piano materiale con la brutalità delle guerre, l'emergenza acqua e cibo e i feroci attacchi contro l'ambiente, ma abbiamo anche elaborato un enorme numero di attività immateriali – diritti, concetti, parole, pratiche – che rappresentano uno spazio vitale e gli strumenti con cui possiamo affrontare queste atrocità. La globalizzazione non è solo omologazione e accentramento del capitale da parte delle multinazionali, c'è una globalizzazione della comunicazione e delle idee che ne costituisce l'antitesi (Rebecca Solnit, Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo).
        
         Di conseguenza mi piace pensare a questo convegno come al catalizzatore che ci mostri le forme originali della concezione di potere esistenti nel mondo, diverse da quelle che ci hanno insegnato a scuola. Il capitalismo e il socialismo di stato non racchiudono tutte le possibilità di convivenza poiché le società indigene agiscono spesso modalità significativamente diverse per immaginare e amministrare i sistemi sociali ed economici oltre che per collegare la spiritualità e la natalità alla politica. La natalità esalta il simbolico della dipendenza e riporta al centro della convivenza l'ambiente domestico quale luogo primario di cura della vita a scapito del mercato e delle sue regole escludenti. L'essere partoriti ci segna per tutta la vita come esseri dipendenti, bisognosi dell'altra o dell'altro nei quali rimane collocata la nostra libertà. Libertà non significa più rendersi indipendenti da tutto e da tutti bensì che ogni persona possa partecipare al gioco del mondo con nuove pratiche poiché con la propria nascita si è dato inizio a qualcosa di nuovo. Al cuore di questo processo c'è la restituzione alle persone della loro capacità creativa e la riattivazione del loro potenziale di intervento diretto nel mondo. Le persone non sono più intese come consumatrici ma come produttrici di significato. La democrazia diventa quindi una forma politica in cui uomini e donne continuamente re-inventano il mondo grazie alla loro immaginazione, alle relazioni e alle pratiche che agiscono tra loro.

         A queste pratiche in cui il bisogno simbolico di autorità viene accordato all'amore per la libertà il movimento femminista italiano degli anni 70 ha dato il nome di politica del desiderio: le azioni diventano segni e insieme strumenti non soltanto di resistenza ma di libertà. Il desiderio che sa combinare la vita, continuamente ricontrattato con la realtà che ci circonda e che mira a un guadagno di essere. A un di più di essere, come dice Luisa Muraro. Il mio augurio per questi giorni quindi è quello di inventare tutti e tutte insieme il mondo in cui vogliamo vivere. Dipende da noi.  



Ake Dama e Najin Lacong esponenti del popolo Moso. I Moso vivono in Cina e sono un esempio di società che non produce i conflitti e le violenze tra i sessi che il senso comune generalmente attribuisce alla "natura umana".

3 commenti:

Unknown ha detto...

La speranza richiede quindi azione: tutto può accadere e tutto dipende dal nostro agire o dalla nostra mancanza di azione...quanto me l'hai insegnato e quanto ancora lo stai facendo...ma quanto sei brava amica mia?!?

Cavalier Amaranto ha detto...

Stella guarda è sicuramente interessante, purtroppo non sono riuscito a superate la quinta riga.

Purtroppo il carattere che usi non si legge in maniera scorrevole, bello da vedere ma...Impossibile da leggere.

Ci riprovo ma non garantisco.

Aurora Leigh ha detto...

dovremmo cambiare il carattere quindi? uff... mi piaceva questo perché assomiglia alla mia scrittura... ma forse è meglio che si legga!!! ok dai ci provo ;)