17/12/13

Attenzione

Siamo quasi a Natale. La religione cattolica ci insegna che questo è un periodo di attesa.
Il consumismo che tutto il tempo a disposizione lo dobbiamo dedicare ai regali.
Entrambi (religione cattolica e consumismo) chiedono la nostra attenzione.

Così mi sono tornare alla mente alcune frasi lette in uno dei libri più preziosi che conosca, Gli imperdonabili di Cristina Campo.

" L'attenzione è il solo cammino verso l'inesprimibile, la sola strada al mistero. Infatti è solidamente ancorata al reale, e soltanto per allusioni celate nel reale si manifesta il mistero.

Davanti alla realtà l'immaginazione indietreggia. L'attenzione la penetra invece, direttamente come simbolo. Essa è dunque, alla fine, la forma più legittima, assoluta d'immaginazione.

Come il gigante dalla bottiglia, dall'immagine l'attenzione libera l'idea, poi di nuovo raccoglie l'idea dentro l'immagine.

Souffrir pour quelque chose c'est lui avoir accordé une attention extreme. E avere accordato a qualcosa un'attenzione estrema è avere accettato di soffrirla fino alla fine, e non soltanto di soffrirla ma di soffrire per essa, di porsi come uno schermo tra essa e tutto quanto può minacciarla, in noi e al di fuori di noi. E avere assunto sopra se stessi il peso di quelle oscure, incessanti minacce, che sono la condizione stessa della gioia.

Qui l'attenzione raggiunge forse la sua più pura forma, il suo nome più esatto: è la responsabilità, la capacità di rispondere per qualcosa o qualcuno, che nutre in misura uguale la poesia, l'intesa fra gli esseri, l'opposizione al male. Perché veramente ogni errore umano, poetico, spirituale, non è, in essenza, se non disattenzione.

Chiedere a un uomo di non distrarsi mai, di sottrarre senza riposo all'equivoco dell'immaginazione, alla pigrizia dell'abitudine, all'ipnosi del costume, la sua facoltà di attenzione, è chiedergli di attuare la sua massima forma.

E' chiedergli qualcosa molto prossimo alla santità in un tempo che sembra perseguire soltanto, con cieca furia e agghiacciante successo, il divorzio totale della mente umana dalla propria facoltà di attenzione".

Se tutti gli errori che facciamo sono dovuti alla disattenzione, facciamo meno cose, facciamole meglio. Questo è uno dei miei propositi per il 2014 !!!   

12/12/13

Sradicamento

Ho appena finito una riunione piuttosto pesante dal punto di vista emotivo.
Mi ripeto sempre che devo mettere da parte il mio senso di giustizia a volte, ma è troppo difficile. E così, per dare il giusto spazio anche a questa esigenza (e anche un po' per sfogo) mi rifugio nelle parole di Simone Weil a proposito di soldi e salario

Esiste una condizione sociale - il salariato - completamente e perpetuamente legata al danaro, soprattutto da quando il salario a cottimo costringe ogni operaio ad essere sempre teso mentalmene alla busta paga.

Il secondo fattore di sradicamente è l'istruzione quale è concepita al giorno d'oggi.

Quello che oggi vien detto "istruire le masse" significa prendere questa cultura moderna, elaborata in un ambiente così chiuso, così guasto, così indifferente alla verità, toglierne tutto quel poco che per avventura potesse ancora contenere (operazione questa che viene chiamata volgarizzazione) e far penetrare pari pari quel che residua entro la memoria degli sciagurati desiderosi di apprendere, come si dà il becchime agli uccelli.

Sul giovane scolaro gli esami hanno il medesimo potere ossessivo che ha il danaro sull'operaio che lavora a cottimo. Un sistema sociale è profondamente tarato quando un contadino lavora la terra pensando che, se fa il contadino, lo fa perché non era abbastanza intelligente per diventare maestro.

Lo sradicamento è di gran lunga la più pericolosa malattia delle società umane, perché si moltiplica da sola. Le persone realmente sradicate non hanno che due comportamenti possibili: o cadere in un'inerzia dell'anima quasi pari alla morte (come la maggior parte degli schiavi dell'impero romano) o gettarsi in un'attività che tende sempre a sradicare, spesso con metodi violentissimi coloro che non lo sono ancora o che lo sono solo in parte.

Chi è sradicato sradica. Chi è radicato non sradica.

[da La prima radice]

Grazie Simone per la tua lucidità! Ce ne fosse ancora anche oggi intorno a noi ...
    

10/12/13

Beni Comuni (a proposito di alberi, città e ribellioni)

L'altro giorno ho letto su internet questa lettera scritta da Piera Colonna, cittadina torinese.



Al Sindaco di Torino Dr. Piero Fassino.

Egregio Signor Sindaco,
premesso che abito in Borgo San Paolo da quarantacinque anni, che ho portato mio figlio a giocare nel Giardino Artiglieri di Montagna da quando è stato aperto al pubblico nel 1973, che ho seguito il processo a Renato Curcio celebrato nelle sale della vecchia caserma, che ho frequentato la biblioteca istituita nelle stesse sale dopo il processo, che ho portato i miei cani nell’area apposita da quando è stata creata, che ho visto piantare al posto di alte acacie delle piccole querce che poi sono diventate grandi, che ho visto fare e disfare zolle erbose e subito dopo con un po’ di malumore recintare una parte del giardino ed abbattere alberi secola ri per fare un campo di calcio, che con molto disappunto ho visto abbattere dopo pochi anni questa struttura per erigerne un’altra molto più vasta e devastante e costosa, che ho visto centinaia di ragazzini correre su prati di plastica, che quando nevica vedo montagne di detriti di questa plastica gettati insieme alla neve spalata dai prati di plastica sui residui prati veri, che ho visto sorgere e demolire le baracche per gli operai e tecnici che costruivano la metropolitana, e infine che al loro posto quest’anno con un poì di sollievo ho visto mettere a dimora piantine nuove e giochi per bambini, premesso tutto questo, dicevo, ho trovato sul sito del Comune di Torino questa pagina http://www.comune.torino.it/comune vende, che dice che il giorno 30 dicembre prossimo l’area sarà venduta con asta pubblica.
Vorrei ricordarLe che le aree verdi appartengono a tutti i cittadini e sono inalienabili in quanto necessarie per il bene comune, lo stesso bene comune per il quale ha combattuto Suo Padre ed è morto Suo Nonno. Vorrei ricordarLe che un albero di cento anni è un monumento alla Vita e che è ridicolo pensare di sostituirlo con un alberello da vivaio e che il “verde su soletta” non ne è che un pallido simulacro.
Vorrei ricordarLe che in un luogo dove molte generazioni di persone hanno vissuto e sofferto esiste un “genius loci” che non può essere calpestato per un pugno di soldi. Vorrei ricordarLe che una buona Amministrazione programma le spese in modo avve duto e che il fare e disfare costa molti sacrifici alla comunità.
Da ultimo comunico che, per salvare tutti quegli alberi che si vedono nella foto, sono disposta a fare lo sciopero della fame oppure a installarmici sopra, come fanno gli operai sulle gru, e a resistere ad oltranza fino a quando non saranno graziati.

Con stima
Piera Colonna



Togliendo il "con stima" che proprio non sopporto più questo rivolgersi con metodi politicamente corretti a dei corrotti e aggiungendo la genealogia femminile, ossia la madre e la nonna di Fassino che avranno combattuto alla stregua del padre e del nonno per i beni comuni, voglio aggiungere una citazione presa da un verbale del consiglio comunale di Torino. Questo per spiegare a Fassino e non solo cosa è veramente la politica e la tutela del benessere degli abitanti di una città. 

Una delle conseguenze positive del fare ricerca storica è quella di trovare affinità e differenze e portarle a conoscenza delle persone che ci leggono in modo da contribuire alla loro presa di coscienza e aiutarli a decostruire e ricostruire il concetto di bene comune e di benessere plasmato da decenni di capitalismo e mentalità individualista spietata. 
L'intervento risale al 1974 ed ha per oggetto il concetto di casa come diritto inalienabile. E la pianificazione urbanistica della città ne è uan conseguenza diretta:
“Quartieri cittadini come la Falchera e, per altro verso le Vallette, insediamenti come quelli di corso Grosseto, chiamato la muraglia cinese, sono esempi di una tipologia urbanistica che ha le più gravi ripercussioni sui processi di socializzazione e di acculturamento dei residenti, oltre a recare loro gravi disagi e danni nelle ore di avvio al lavoro e nel successivo periodo di cosiddetto tempo libero, gravemente decurtato e deteriorato dalla fatica di percorsi talvolta assai lunghi e scomodi per portarsi alla fabbrica e alla casa. L'isolamento di questi cittadini è uno strumento che tende alla loro depoliticizzazione, legandoli a esigenze elementari, ed estraniandoli da informazioni, contatti, possibilità di partecipazione a iniziative pubbliche di più largo raggio che non siano quelle strettamente locali e familiari. […] Resta reale il fato che la periferia isola i cittadini in misura direttamente proporzionale alla carenza di infrastrutture e di comodità esistenti distribuendo diversamente le opportunità di esistenza, creando squilibri e tensioni, conservando nella metropoli modi e stili di vita arretrati, depauperati di beni culturali, e tali da eludere, con la falsa apparenza di un bisogno non immediato di intervento, le azioni riparative. […] Non è meraviglia che le sfavorevoli condizioni ambientali, l'assenza di adeguate infrastrutture, la mancanza di servizi, favorisca l'analfabetismo in aumento oggi a Torino e tendenze asociali. Ma anche là dove non si hanno manifestazioni così gravi di regresso di vita civile, la vita dei quartieri è difficile, mancando luoghi d'incontro, biblioteche, centri sociali, canali di comunicazione; sicché persino dove c'è fervore di incontri e di iniziative si stenta a trovare una connessione con i problemi dell'intera collettività e si cade talora nel corporativismo”. 

L'alienazione fisica diventa alienazione psicologica e sociale.